Cosa è la Rete Sociale FòriMercato
La Rete Sociale Fòrimercato è una forma diversa di fare politica e di impegno sociale. È l’unione di donne e uomini che condividono l’antifascismo, l’antirazzismo, la solidarietà, il mutuo aiuto, l’inclusione e la sostenibilità ambientale con l’obiettivo di mettere in Rete azioni e pratiche alternative, concrete, socialmente ed eticamente sostenibili e in grado di costruire nuovi legami sociali. Le relazioni e i rapporti personali tra i soci si fondano sulla fiducia e sul rispetto reciproco, per questo motivo la partecipazione è vista come strumento di crescita ed emancipazione e il metodo del consenso, su cui si basano le decisioni, impedisce il sorgere di discriminazioni e parzialità.
Il contesto sociale in cui agisce
I compromessi sociali tra capitale e lavoro, che nel novecento hanno garantito una crescita costante dei profitti, ma allo stesso tempo assicurato miglioramenti salariali e sviluppo del welfare state, sono saltati. Nella competizione globale compromessi e vincoli statali sono diventati veri e propri ostacoli per il capitale che ormai agisce a livello transnazionale e non ha più l’esigenza di scendere a patti con lavoratori e comunità nazionali. Nel nuovo quadro globale i poteri dei singoli Stati sono condizionati se non addirittura assoggettati alle nuove istituzioni transnazionali, attraverso le quali il capitale controlla il sistema nella sua interezza. Il potere statale è sempre più una scatola vuota, così come lo sono le istituzioni democratiche di rappresentanza. Oltre gli Stati il mercato controlla e regola sempre di più ogni singolo aspetto della vita delle persone. Questa vera e propria ristrutturazione sociale ha creato nel tempo anche un cambiamento nei comportamenti e nell’agire quotidiano nei singoli soggetti. Proprio le persone comuni, vittime inconsapevoli del lento ritiro dello Stato, sempre più isolate, e spesso in competizione tra loro, vedono crescere il numero di domande sociali irrisolte. Proprio la mancanza di risposte alimenta sentimenti che variano dalla rassegnazione al senso di impotenza, fino all’esplosione del rancore e di vera e propria rabbia. Tutto questo in un contesto dove le vecchie strutture e le istituzioni di aggregazione e solidarietà non esistono più e la politica non è più concepita come strumento collettivo di cambiamento sociale. Anche il lavoro non è più fattore d’integrazione e aggregazione sociale così come lo è stato nel novecento. La fine della grande fabbrica, i processi di delocalizzazione, terziarizzazione e l’aumento a dismisura del precariato hanno annientato la solidarietà e generato la competizione tra i lavoratori.
Il nostro progetto
Tutti questi fattori, dall’esaurimento della fase intensa di crescita economica, alla rottura del compromesso sociale, dalla venuta meno del ruolo dello Stato come regolatore del mercato interno nonché mediatore sociale e per finire, alla ristrutturazione del processo produttivo e la frantumazione dei rapporti sociali, ci portano verso la necessità di ripercorrere la nostra storia a ritroso, fino al momento in cui il movimento operaio abbandonò ogni rivendicazione di trasformazione sociale, in cambio di un aumento costante dei salari e della sicurezza sociale. Proprio da lì vorremmo ripartire. Preso atto che questo sistema è ormai irriformabile, oltre che insostenibile, sentiamo l’esigenza di impegnarci per costruirne un altro, trasformando la società partendo dal basso, senza l’obiettivo di riformarla prendendo il potere. Vogliamo dunque tornare a fare Società partendo dalla ricostruzione dei legami sociali e mutualistici. Vogliamo ricreare una coscienza sociale costruendo una coalizione tra i deboli, gli esclusi e i nuovi oppressi, partendo dal terreno della riproduzione sociale, in quanto, unico elemento coagulante tra il mondo del lavoro e del non lavoro, del lavoro dipendente e del lavoro autonomo, dei giovani e anziani. Per noi cibo sano, sicurezze, istruzione , salute e assistenza sono servizi fondamentali, e devono essere garanti a tutti, in maniera gratuita e di qualità. A questa sfida siamo chiamati tutte e tutti. Riprenderci quel che ci spetta è possibile se mettiamo al centro del nostro agire una vera e propria autogestione sociale. I diritti possono tornare ad essere pienamente garantiti solo se, unendoci tra noi e federandoci in Reti Associative, ci faremo carico di parte dei bisogni reali attraverso una loro gestione diretta.